Vino biologico, biodinamico, naturale;
vini liberi, vini simbiotici: nel linguaggio della vitivinicoltura
ricorrono termini che riportano ai concetti di artigianalità, di
sostenibilità e che riconducono al principio di un legame sano e
rispettoso con la terra. Da qui il proliferare di certificazioni da
apporre sui prodotti, la definizione di standard di qualità e
l’ideazione di slogan e messaggi informativi. La comunicazione sulla
sostenibilità vitivinicola è un nodo importante che il consumatore è
chiamato a sciogliere e di fronte al quale appare disorientato.
Il CaffExpò del 13 novembre 2013, all’interno del Simei di Milano, ha
cercato di far chiarezza su tematiche spesso sconosciute ai più (http://www.caffexpo.com/it/events/show/&tid=32).
Gli interventi di Fabrizio Piva (CCPB SRL), Giuseppe Fatti (Ampelidea),
sollecitati da Giovanni Sogari e coordinati dal professor Ettore Capri,
si sono concentrati sui punti seguenti:
1. una panoramica sul mondo del biologico, modello di agricoltura
alternativo a quello tradizionale, regolamentato fin dal 1991 a livello
europeo e certificato da organismi di controllo sul territorio
nazionale. Nello specifico del settore vitivinicolo, fino al 2012 era
sufficiente etichettare il vino biologico come "vino ottenuto da uve
biologiche". In tal modo però, non si attestava alcuna regolamentazione
delle pratiche enologiche. E’ soltanto a partire dal 2012 che una
specifica normativa sancisce le procedure di vinificazione del vino
biologico, in campo e in cantina, assicurando il controllo dell’intero
processo.
2. il prodotto vitivinicolo biologico italiano costituisce ancora una
piccola nicchia di mercato, rispetto alla produzione mondiale che è
notevolmente superiore.
La vitivinicoltura sostenibile si basa sui principi del rispetto
dell’ambiente, della responsabilità sociale delle imprese e della
longevità economica, finalizzata alla crescita di tutta la comunità
locale. Se gli studiosi e i produttori di vino manifestano interesse per
il tema articolato della sostenibilità, questo non sempre avviene da
parte del consumatore che sceglie un prodotto sulla base di criteri
diversi, come la marca o il prezzo del vino acquistato. Per favorire la
più facile identificazione del vino biologico, e attrarre così il
consumatore, sarà apposto sulla bottiglia il logo biologico dell’UE
(l’euro foglia). Il logo sarà accompagnato dall’indicazione
dell’organismo di certificazione, come strumento di trasparenza e di
tracciabilità.
3. un eccesso d’informazioni rischia di creare confusione tra i consumatori.
Le associazioni di produttori, consumatori e policy makers hanno,
allora, il compito fondamentale di far chiarezza in un settore che è in
continua trasformazione. Un mutamento di rotta nella strategia
promozionale delle aziende vitivinicole rispettose dell’ambiente, del
territorio e della comunità potrebbe così assumere una importante
valenza anche in ambito competitivo.

Giovanni Sogari
PhD Student Agrisystem
giovanni.sogari@unicatt.it